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Mondo Gaming: il fenomeno degli eSports

Cosa sono e come funzionano gli eSports

 
Attratta dal mondo del gaming, per il quale purtroppo non ho doti particolari, ed assorbita dai drama che ormai riempiono la mia vita, mi sono imbattuta in serie televisive, Coreane e Cinesi, le cui trame avevano a che fare con gli eSports e si è aperto un mondo nuovo, fantastico, fatto di competizioni, vittorie, sacrifici e sogni…

Ma quanto si sa veramente sugli eSports? Quando sono nati e dove?

Cominciamo intanto col dire, per i meno esperti, che gli eSports, come sono chiamati con l’abbreviativo inglese, sono gli sport elettronici ovvero sono competizioni di videogiochi riconosciuti a livello mondiale, organizzati in tornei con scontri diretti tra singoli o a squadre, sia a livello agonistico che professionistico. Questi tornei hanno un pubblico, arbitri, commentatori sportivi e un montepremi in palio. Gli eventi vengono trasmessi sulle principali piattaforme di streaming, come Twitch e in alcune occasioni anche in televisione sul canale Sky GINX TV e la trasmissione italiana “House of Esports” su DMAX  e in streaming su Dplay.

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I principali eventi si svolgono in palazzetti dello sport e fanno registrare il tutto esaurito

Come tutti gli sport, anche gli eSports hanno regole ferree, gioco di squadra, allenamenti e soprattutto passione.

I pro-players giocano per lavoro e si mantengono in forma sia fisicamente che mentalmente. I giocatori professionisti appartenenti ad un team si ritrovano, di solito, a vivere all’interno di una gaming house, ovvero una vera e propria casa che è dedicata alla squadra e è fornita delle apparecchiature necessarie per il loro allenamento; computer da gaming di ultima generazione, connessione ad Internet veloce e sale relax. Normalmente l’allenamento dei pro-player è di circa 8 ore al giorno ma esso può prolungarsi anche per 12 ore quando si avvicinano dei tornei più importanti.

I generi più diffusi nel mondo sono:

 

Partiamo dall’inizio…

 
La prima gara ufficiale di cui si ha conoscenza si pensa sia stata nel 1972, presso l’Università di Stanford, e si trattava di un torneo di “Spacewar“. Al tempo, il mondo dei videogiochi iniziava a svilupparsi ma non era possibile giocare da casa; mancava una connessione adeguata e non si disponeva delle console/computer di oggi. Per questo cominciarono ad avanzare le sale giochi che, negli anni ’80, erano densamente popolate perché la gente si riuniva per giocare amatorialmente ma anche per sfidarsi con il miglior punteggio. Ed è qui, in mezzo a giochi come “Pac-Man“, “Donkey Kong“, “Space Invaders” che arriva il primo torneo che segna la storia degli eSports.
 
Correva l’anno 1980, anno in cui lo studio di sviluppo Atari organizzò un torneo dell’amatissimo “Space Invaders nelle città di Los Angeles, San Francisco, Fort Worth, Chicago e New York. L’evento attirò oltre diecimila persone, dando ufficialmente il via all’era dei giochi elettronici sportivi e decretando “Space Invaders” “padre” degli eSports.

I giocatori che hanno partecipato allo Space Invaders Championship del 1980, che è stato il primo grande torneo di videogiochi della storia

Con l’avvento nel 1990 del PC, nacquero i videogiochi “Quake“, “Doom“, “Unreal“, “Diablo” e “Starcraft” che, non solo segnarono l’inizio dell’era dei videogiochi, ma anche l’inizio delle competizioni su PC.
Fu la “Red Annihilation Tournament” organizzato negli USA, nel 1997, la prima manifestazione degli eSports come la conosciamo tutt’ora. Il gioco utilizzato per tale evento era “Quake” e ci furono più di 2000 partecipanti. Questo grande successo permise la creazione della Cyberathlete Professional League (CPL).

In questi anni anche la Nintendo e il suo Game Boy, in particolare con l’uscita di “Pokemon” che darà il via a tornei e manifestazioni ancora oggi seguite in tutto il mondo, contribuirà allo sviluppo di altri campionati.
E siamo alla fine degli anni ’90 quando “scoppiano” i Real Time Strategy ovvero i videogiochi strategici in tempo reale. Nel 1998, infatti, “StarCraft” divenne il gioco più giocato e portò alla nascita di tornei locali in tutto il mondo.
 

Questioni di culture differenti…

 
Con Starcraft il boom videogiochi fu particolarmente presente in Corea ove si moltiplicarono in poco tempo gli Internet cafè ed essi divennero parte integrante della cultura dei coreani, un fenomeno non solo adolescenziale ma si gioca a tutte le età e per molti è anche un lavoro. Da Starcraft in poi, la Corea è diventata la nazione guida degli eSports e del gaming competitivo raggiungendo livelli che il resto del mondo ha visto solo anni dopo. Già dal 2000, infatti, la Corea del sud ha favorito la creazione della Korean E-Sports Players Association (KeSPA). Questo ente riunisce rappresentanti dei giocatori, soggetti privati, per lo più appartenenti al settore delle telecomunicazioni, il Ministero della Cultura, dello Sport e del Turismo, con lo scopo di favorire la diffusione degli eSports.

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Un risultato eccezionale che pone un’enorme distanza l’Oriente e l’Europa. Infatti, in Corea del Sud, ormai da molti anni, si parla di posizioni lavorative. La regolamentazione avviene tramite un contratto specifico per chi voglia operare nel settore degli eSports detto ’“esports Athlete Standard Contract Law”. Per la tutela del gioco, invece, in caso di possibili azioni fraudolente o comunque non etiche, viene promulgata la regolamentazione contro il boosting, che consiste nel far giocare altre persone al proprio posto con l’obiettivo di avanzare di livello e garantirsi la partecipazione a tornei o eventi prestigiosi. In questi casi si hanno pene severe sia pecuniarie, arrivando a pagare multe fino a 18 mila euro, che detentive, ovvero il carcere fino a due anni.

 

Stesso fenomeno viene vissuto anche in Cina, dove il Governo Cinese ha regolamentato la figura del giocatore eSport professionista. Infatti, il 19 Febbraio 2021, il Ministero delle Risorse Umane e della Sicurezza Sociale ha completato l’iter cominciato ad aprile 2019 e ha riconosciuto altre dodici professioni, oltre al giocatore eSport, collegate all’ambiente tecnologico. In questo modo, chiunque operi in questo ambiente, in Cina, avrà maggiore tutela sia dal punto di vista legislativo che tributario e contributivo. La professione di giocatore eSport, inoltre, è stata strutturata su cinque livelli questo per consentire anche ai giocatori dilettanti di avere una precisa regolamentazione da seguire.


In Italia, purtroppo, non abbiamo una cultura del gaming e spesso il videogiocare è paragonato solamente a un bambino che gioca. Ci vorrà tempo per poter superare questa visione ed approdare al pro-gamer anche se qualcosa si sta smuovendo.

In Europa, come in Italia, gli eSports sono ancora molto poco regolamentati, questo perché non sono uno sport e non sono soggetti alla disciplina sportiva, ma restano all’interno del settore “intrattenimento”. Dal punto di vista pratico, quindi, la disciplina in tema di eSports è rimesso ai privati e agli accordi tra di essi (giocatori, squadre, società e associazioni).
 
Fino al 28 febbraio 2017 il Comitato Internazionale Olimpico si era espresso in questa materia dicendo che gli eSports potevano essere considerati attività sportiva, ma non sport olimpico, ovvero pur riconoscendo alle competizioni videoludiche alcuni aspetti sportivi ne evidenzia la mancanza dei requisiti necessari per ottenere il riconoscimento di disciplina olimpica.
 

eSports: una passione che vale milioni

 
Cifre da capogiro quelle che girano intorno ai giochi elettronici competitivi ed è in continua crescita. Nel 2017, i proventi derivati da tale disciplina hanno raggiunto i 700 milioni di dollari e, entro il 2022, questa cifra potrebbe raggiunge gli 1,5 miliardi di dollari.

Tutto questo solo grazie alle grandi aziende che decidono di investire in sponsorizzazioni ai tornei, i quali attirano sempre più spettatori, e ai biglietti, che permettono di accedere nelle arene in cui si tengono le maggiori competizioni a livello mondiale. Tra queste la League of Legends LCS e l’Overwatch League. Tra le varie aziende, anche le emittenti televisive, in tutto il mondo, stanno investendo una parte dei loro budget per l’acquisto dei diritti per la messa in diretta TV di questi eventi.

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Cosa decisamente più interessante è invece sapere a quanto ammontano i premi legati ai più importanti tornei eSports a livello mondiale.

Ebbene, eccone alcuni:

  • La Halo World Championship nel 2016 ha messo in palio 2 milioni e mezzo di dollari.
  • La Call of Duty Championship nel 2015 ha consegnato 1 milione di dollari ai fortunati vincitori.
  • La League of Legends World Championship regala grandi gioie ai team vincenti, con montepremi milionari e contratti con gli sponsor più ambiti dai giocatori.
  • La Overwatch League presenta un montepremi di cinque milioni di dollari e l’idea è quella di far muovere le squadre da un Paese all’altro proprio come una vera e propria competizione sportiva tradizionale.
  • Anche “Fortnite è entrato a fare parte del mondo degli eSport e per la sua prima competizione sono stati messi in gioco 30 milioni di dollari.


 

CONCLUSIONE

 
In attesa che anche qui da noi le grandi aziende investano nel settore dei tornei di videogiochi, per chi di voi fosse interessato a diventate pro-player  non vi resta che partire per la Corea del sud o per la Cina e cominciare a giocare!

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