Perché i manga vendono di più?

La sconfitta del fumetto occidentale e la vittoria del manga?

 

Com’è noto nel 2021 le vendite dei fumetti si sono triplicate. Qui trovate un articolo che approfondisce la questione sui dati di vendite. Ma ad essere aumentate sono soprattutto le vendite dei manga! Eh sì, le nuove generazioni, a quanto pare, sono sempre enormemente più otaku! Ma vediamo insieme il perché di questo fenomeno, passo dopo passo. E scopriamo anche come lo sta vivendo il mondo del fumetto italiano.

 

Una questione generazionale?

 

manga, generazioni

Cambiano le generazioni e cambiano i gusti… oppure no? Cosa accumana tutti i grandi classici della letteratura, fumetto incluso? E perché il fumetto asiatico dalla generazione Y in poi ha nettamente vinto?

 

Tutti abbiamo a che fare con i boomer, eh? Specie con il solito zio, che vediamo alle feste natalizie o leggiamo qualche volta su WhatsApp, inviandoci gli stessi servizi su “StopInvasionEurabia”, su questioni politiche di cui non ce ne può fregare granché, e i suoi “simpatici” di “Buongiorniximi” e “Felice ANNO”, talmente trash da farci venire due infarti in simultanea. E siamo almeno grati che non ci infastidisca più, dopo anni e anni, con la notizia dei messaggi subliminali nei cartoni animati, altrimenti ci considererà gente pronta a lanciare sassi dal cavalcavia come ordina la Divina Scuola di Hokuto, e/o probabilmente pedofili visto che leggono i manga. E prima che vi arrabbiate perché ho usato la parola sbagliata, guardiamoci in faccia: credete davvero che il vostro zio capisca la differenza? Alla fine chi demonizza anime e manga senza averne mai visto o letto uno seriamente dimostra un livello di superficialità anni ’50, ma essendo più “vecchio” ci sarà poco da discutere. Lui è “laureato all’Università della Vita”, che credo sia pure chiusa per quanto fossero cringe gli esemplari che hanno studiato lì. Alla fine, basta ignorarli, consapevoli che guardare Sailor Moon non ci rende dei pedofili, e che le nostre collezioni di Death Note e Dylan Dog non ci ha ancora reso le parodie del anticristo che sono belli, intelligenti, cattivi, etc.

 

Peccato che il classico zio/zia o scegliete voi il parente, sia anche pronto a considerare Harry Potter come satanico, perché il papa non lo apprezza (i papi non sono stati mai grandi estimatori del genere fantasy… eppure esiste anche un certo J.R.R. Tolkien che verrà beatificato! Va beh, lasciamo perdere!).

 

In effetti, abbiamo una nuova aggiunta all’esercito dei Boomer… si tratta di Alfredo Castelli E che c’entra lui? Il padre del celebreMartin Mystere”, di cui Alex Pac è patito oltre misura, con un boomer? Stiamo parlando del grande sceneggiatore che ha dedicato più di un volume del suo Detective dell’Impossibile al mondo di H.P. Lovecraft, e per chi è più “matusalemmico” è un Eroe, un grande autore, uno dei più produttivi sceneggiatori di sempre. Cosa potrebbe aver detto per essere considerato un boo…?

 

I manga salvono o distruggono il fumetto europeo?

 

manga, reparto libreria

Nella maggior parte delle librerie c’è il reparto “graphic novel” sempre più piccolo rispetto quello “manga”. Nelle fumetterie, invece, la situazione del fumetto occidentale è anche più evidente…

 

Ah. Sì, a quanto pare, in un’altra intervista del 2005, ha definito il fumetto giapponese un “pericolo per il fumetto europeo”, definendosi anche un “collaborazionista”, per aver tradotto un manga di Hiroshi Hirata. Sì, ha più o meno parlato di fumetto giapponese alla stessa maniera del famoso zio che vediamo a Natale, quasi con quell’obiettività da servizio de Le Iene sui manga. Beh, credo possa servirci come lezione, cioè che quando si invecchia si rischia di diventare dei boomer senza essere sgrammaticati o nati durante il Boom delle Nascite, e quindi che dentro ognuno di noi c’è la possibilità di trasformarci in Uchiyamada, in guerra aperta contro il prossimo Onizuka.

 

Ma forse c’è del altro… Perché sì, in modo non diverso dal nostro zio, anche il nostro neolaureato all’Università Boomer della Bonelli non è influenzato solo da assurdità nella sua opinione. Dopotutto, dopo diciassette anni da quell’intervista, l’Italia è passato dal considerare anime e manga come “strumenti per distruggere le nostre radici” o per “educarci al militarismo e all’odio verso il diverso” (del tipo, scegliete il vostro spauracchio, fra Pollon tossica e Goldrake/Grendinzer “razzista”, a Ranma ½ “traviante” e Attack on Titan “fascista”. E no, non mi sono inventato nulla…), ad uno dei maggiori consumatori di prodotti legati al mercato proprio dei vituperati “manga, cioè del porno”. Un consumatore di tutto rispetto, visto che è subito dopo il Giappone! XD

 

La cruda verità… che qualcuno, forse, non vuole accettare?

 

Una situazione non bella per il fumetto italiano se paragonato a ciò vendono i manga. In effetti, ad eccezione di Topolino, che può contare su un pubblico eterno e che al massimo soffre le politiche americane di levare la carne dai banchetti di Nonna Papera per “non offendere i vegetariani/vegani” (che nessuno di loro aveva ancora fatto, ma vabbè), sembra che molte case editrici stiano chiudendo, o si riducano ad essere punto di riferimento solo per un certo tipo di pubblico, con timide aperture solo per non rischiare di fare cattivi investimenti. E non si creda che la crisi colpisca solo i piccoli, eh! Anche la Bonelli, il Gigante Simbolo del Fumetto Italiano, non è che se la cavi granché bene rispetto al passato. Pur aiutato dalla mancanza di un registro di vendite in bella vista, che le permette di negare il problema, sembra non riesca a reggere il confronto con i manga! E certo, sono sicuro che i più “stagionati” fra noi diranno che è colpa del passaggio dal fumetto di edicola a quello da libreria, che ha reso difficile un tipo di frequenza e di lettori, che era quello maggioritario, solo per ottenere il plauso dei circoli culturali e intellettuali, con risultati come dire…

 

manga, non sono fumetti

Ah, perché, hanno un altro nome?

 

Certo, ha saputo mostrare molta creatività e inventiva, mantenendo i vecchi lettori ma anche attraendone di nuovi, specie con le serie di Nathan Never e Dragonero. Anzi, quest’ultimo, e specialmente il suo spinoff Senz’anima, è stata una Ventata d’Aria Fresca, un “Signore Storia” di tutto rispetto! Ma, ragazzi, sono un fan anche io, però diciamocela tutta: non hanno lo stesso successo di altri lavori giapponesi, tipo Berserk, Attack on Titan, Claymore e Goblin Slayer per dirne quattro a caso, parlando di pubblico e soprattutto nella cultura popolare, cioè nemmeno attrae i giornalisti con servizi del tipo Le Iene o Genny Carogna! Insomma, questi lavori, assieme a tanti altri, sono rimasti in un pubblico di nicchia, anche se maggiore di quelle dei fans di Julia e Mister No (che apprezziamo moltissimo, ma purtroppo hanno un target assai ristretto). E se guardiamo ai lavori iconici della Bonelli, quelli che la rappresentano da sempre, che SONO la Bonelli…

 

 

Partiamo da Zagor che resta quello che è sempre stato (avventura!), poi Tex che resta il buon e classico Romanzo d’Avventura ottocentesco. Insomma, bello come sempre, perché non ha mai deluso ma neppure reso Fieri per “innovazioni”, a parte i suoi meritati fans. “Martin Mysteré” invece, tre parole: non vende più! Almeno, non come prima. È invecchiato, e anche MALE: le storie sono sempre più blande, non nelle idee ma nello svolgimento, diventando ripetitivo, e non possiamo nemmeno definirlo Vintage o Cringe. Morgan Lost è dovuto passare al bianco e nero, con un formato ridotto e di sole 60 pagine circa, dato che resta a galla davvero a grande fatica, nonostante Claudio Chiaverotti sia uno dei più grandi sceneggiatori della Bonelli. Ovviamente, diciamo tutto ciò con sincera amarezza. E se ormai forse dobbiamo chiedere al Detective dell’Impossibile di seguire l’esempio di Terence Hill, mentre cosa dobbiamo dire di Dylan Dog? Il nostro Old boy, come dire, a parte il Fanclub di Gurci, molti ormai tra i vecchi fan sono convinti, probabilmente non a torto, che viva solo per le sue prime storie! E non quelle che si fermano con Morgana, no, ora va bene tutto, basta che non siano dellaserie rinnovata”. Quelli li trovi al mercatino dell’usato, assieme ai vecchi volumi della serie precedente al rinnovo, ed a capolavori come Iacula. E se pure lì la gente preferisce non solo i volumi sgualciti della serie originale, ma anche Iacula, alle storie nuove, vuol dire una cosa: che la tua storia ci non piace! E mi spiace per voi fans odierni, ma se la maggioranza dei fan veterani di Dylan Dog non lo apprezza più, non si può ridurre tutto ad unpubblico pecorone”, perché il primo Dylan era progressista e alternativo quanto quello nuovo, solo che quello piace a tutti, questo invece no. Questo è un dato fatto!

 

manga, case editrici italiane

Ci sono molti fumetti italiani pregevoli, eppure a molti manca quel qualcosa che non ci induce a spendere più soldi per loro invece che per i manga

 

E anche gli attuali Torelli dell’Editoria, come la Bao Publishing o la Shockdom, non sono messi tanto bene e sicuri, e sanno di non riuscire a fare concorrenza ai manga. E diciamocelo: se il Fumetto Italiano è messo così di merda, “la colpa è solo nostra!” Sì, ragazz*, tutti Noi stiamo letteralmente uccidendo il Fumetto Italiano, preferendo comprare quattro manga la settimana e solo un fumetto italiano al mese quando va bene; siamo dei “collaborazionisti” , e stiamo facendo piangere Castelli! XD E diciamocelo: non ce ne frega niente! Alla fine, anche il lettore più cupo sembra preferire comprarsi un isekai ecchi scadente piuttosto che un Dylan Dog che non ha Groucho! (I dati delle vendite dei manga parlano chiaro rispetto a tutto il resto del fumetto occidentale.)

 

Che cos’hanno che io non ho?

 

manga, fumetti classici italiani

Nemmeno i classici del fumetto italiano, che hanno fatto la storia del fumetto, hanno quel non so che presente nei manga… ma di cosa di tratta?

 

Ora, possiamo rendere tutto semplice, dicendo che i fumetti italiani sono vecchi o altre fughe facili, ma per una volta, fermiamoci a pensare!

 

Perché preferiamo i manga?

  • Sarà perché sono disegnati meglio? Beh, non necessariamente, dopotutto lo sappiamo che non esiste uno “stile manga”, salvo non sia il classico prodotto “commerciale”, e pure gli occhioni non sono un marchio di fabbrica esclusivo del Sol Levante. E dopotutto, non ci dispiace qualche volta variare e prendere qualcosa di più realistico, o anche più cartoonesco.
  • La grafica? Lo stile? La libertò del fomato? Beh, forse all’inizio era così, le sequenze e le costruzioni delle vignette erano molto più dinamiche in Dragon Ball rispetto, non so, a Tex. Ma se siamo riusciti ad apprezzare Nichijou e simili, che hanno una grafica basilare, e li preferiamo a lavori italiani che ormai imitano la grafica dei giapponesi, come fanno tutti ormai, non è una ragione sufficiente.
  • E no, di sicuro non sono le tematiche, o il tono della storia! Dopotutto, Dago il Giannizzero Nero è molto più cupo di Ken il Guerriero, e ha anche molta più violenza e scene di nudo, e credo che potremmo anche apprezzarlo per tematiche più serie. Eppure, non è che venga subito voglia di acquistarlo rispetto ad uno spinoff su Raul/Raoh o magari su Juza, no?
  • E se parliamo di prezzi, i volumi al mercato dell’usato di un qualsiasi Tex o dei fumetti Marvel belli freschi in fumetteria costano meno del penultimo volume di OnePunch Man, e per qualche ragione, salvo eccezioni, credo di sapere cosa preferiremo.

 

Il segreto del manga: è come nelle vecchie storie!

 

Record of Lodoss War è una saga manga/anime di storie con trame abbastanza semplici, da classiche campagne di D&D, eppure ci ha fatto fantasticare come non mai

 

Insomma, le ragioni per cui preferiamo i manga rispetto ad un fumetto italiano non è che siano tanto semplici. Forse, per vedere le ragioni dobbiamo andare più in Profondità nell’Essere Umano. E non tanto nella mente, quanto in quella parte dell’Umanità a cui guardiamo poco. Cioè la Cultura in senso Antropologico. E in particolare su un aspetto della Cultura, il Simbolo. Ora, in Antropologia e Semiotica, con Simbolo si intende un Segno, cioè una costruzione astratta per indicare un oggetto.

 

Il Simbolo è, fra tutti i Segni, quello più Astratto, e ironicamente quello più usato, visto che non solo indica, ma Incarna l’Oggetto. Per dire, un Simbolo Comune è la Parola, con cui qualsiasi oggetto non è solo rappresentato dalla Parola, ma la Parola stessa diventa l’Oggetto! O la Scrittura, che fa la stessa cosa, e diversi tipi di simboli usati in certi linguaggi non verbali. Il Simbolo poi, proprio grazie al suo essere capace di Astrazione, finisce per incarnare diversi aspetti della vita umana e sociale, come la Crescita, attraverso i numerosi Riti d’Iniziazione, e persino delle Idee e Credenze.

 

Manga. ggraffiti

Da sempre il Segno, per le popolazioni più primitive, indica un’immagine. E alcuni di questi sono universali da sempre, in un’oggettività che la nostra civiltà rifiuta per partito preso

 

Ed è proprio nei Simboli più Complessi, quelli che rappresentano i vari Ideali e Valori Culturali, e proprio per questo più Astratti, che dobbiamo guardare. E questi, quelli più Profondi e Innati, Culturali certo ma spesso condivisi fra le culture e quindi Universali, sono presenti soprattutto nelle Storie. Possiamo anche pensare che le Storie, che leggiamo o che creeremo, siano una semplice manifestazione della nostra Fantasia, ma alla fine, in tutti i suoi aspetti, dall’Incidente Scatenante, al suo Svolgimento, al Climax, al Finale e ai Personaggi, e tutti gli Archetipi, Narrativi o della caratterizzazione dei Personaggi, possono ormai testimoniarlo, sono Simboli di aspetti Interni ed Esterni a noi, manifestano le nostre Idee, e anche quelle del nostro Ambiente Sociale. Non si scappa!

 

manga, simboli

Anche la famosa “goccoliona” nei manga, che indica l’imbarazzo, altro non è che un simbolo per farci subito capire lo stato d’animo del personaggio

Bene, nei molti manga che leggiamo, questa presenza di Simboli non è solo presente, ovviamente, ma è molto più Ricca. Da storie apparentemente semplici come Naruto a più complicate come The Lone Wolf & Cub, i Simboli richiamano diversi Aspetti Culturali, alcuni certo specificatamente giapponesi, ma anche di Simboli che sono Universali, e quindi anche nostri. Pensiamo solo a Naruto: pur essendo una storia apparentemente “semplice”, talmente mainstream da essere definibile come “normie”, e anche con degli ovvii difetti, è comunque ricco di simboli che fanno riferimento alla Filosofia Taoista e Confuciana, già solo dall’abbigliamento dei personaggi, all’Epica e alla Letteratura Giapponese, e persino al Buddhismo, specie da un certo punto della storia, tanto che molti definirebbero Naruto un “manga da oratorio”, ovviamente Buddhista.

 

manga, naruto

Molte pose e molte movenze dei personaggi di Naruto sono riprese a piene mani dalla tradizione giapponese

 

L’epica universale

 

Ma assieme a questi aspetti tipicamente giapponesi, sono presenti, ovviamente come richiami e quindi come Simboli, aspetti che sono molto più Universali, come il Bisogno di Redenzione, di una Messia, la Solitudine, specie per chi l’ha vissuta da giovane, e l’Epica. In questo troviamo tutti gli aspetti dell’Epica di ogni paese, con un’Eroe che incarna i Valori del suo Ambiente, e che deve mostrare come questi siano di Fondamento a Se Stesso e agli Altri, trovandosi con Difficoltà e Conflitti, ma anche con Aiuti, umani e persino Sovrannaturali, Sacri. Mostrando anche, come “nelle vecchie storie, quelle che contano davvero”, una capacità d’astrazione non da poco, specie riguardo le Scelte, di come solo poche realmente soddisfino, se stessi e chi ci sta intorno, mentre altre portano solo dolore e problemi.

 

manga, epica - Il Signore degli Anelli

Cosa accomuna il grande successo de Il Signore degli Anelli con i manga? L’epica, il simbolo e uno spessore umano rivolto verso cose molte più alte, ambiziose per qualsiasi persona. Questo è quello che manca in tanti dei nostri fumetti: il trascendente!

 

E questo solo parlando di una storia anche Semplice, pensiamo ai diversi manga che possiamo aver letti, da quelli più complessi, anche cupi, a quelli più leggeri e persino demenziali. Non lo notavamo, specie per quelli semplici, ma in tutti questi trovavamo elementi simbolici, dalle battute nipponiche alla Nichijou fino alle “Non è Tsura. È KATSURA”, che anche nei toni persino folli ci ricordavano quelle parti Archetipiche della Comicità, ovvero il trovarsi in una situazione non gestibile, molto alla Aldo, Giovanni e Giacomo, causando in noi, con la memoria implicita e la situazione paradossale, un sorriso e persino una risata. E se pensiamo alle storie più complesse, credo non serva parlare, dopotutto le situazioni difficili dei protagonisti di Rainbow, di Masasumi Kakizaki e George Abe, non sono dissimili da quelle di tanti altri ragazzi negli orfanotrofi, o anche a piccoli pezzi di vita vissuta da noi o da chi conosciamo, e forse amiamo. Insomma, nel Manga la Natura Simbolica della Storia, il suo essere Simbolo Personale e Sociale, e quindi a suo modo Oggettivo, nonostante le opinioni di chi disegna o legge, è molto Forte. Una carica che, purtroppo, non è proprio facile da trovare in molti Fumetti Italiani.

 

Postmodernità, o decostruzione senza costruire

 

Ora, non voglio esagerare, dopotutto esistono tantissimi Fumetti Italiani che presentano Storie Belle, e proprio in quanto è presente la Natura di Simbolo di una Storia, pensiamo a Il Porto Proibito di Teresa Radice e Stefano Turconi, e anche membri del Global Manga come Vincenzo Cao e Massimo Dall’Oglio, questo della Bonelli, per non parlare di Artisti Personali come Zerocalcare e Gipi. Quindi tranquilli, amanti del Fumetto Italiano e Fumettisti che, come me, cercano di campare con i loro disegni, non voglio mettere in dubbio nulla di quello che fate. Però, come detto prima, molti Fumetti Italiani giacciono invenduti, e sembrano avere Storie che non possiedono la Natura Simbolica prima descritta. Questo perché a partire dagli anni ’80 e ’90, il Fumetto Italiano, sotto influenza degli ambienti culturali americani, a partire dallo stesso Fumetto Americano, si è fatto influenzare da una visione “post-modernista”. Per chi non conosce questa visione, sappiate che è praticamente come Matrix, ci viviamo dentro senza riconoscerlo e, ironia, è pure creatore del film di “Matrix”. XD In sostanza, questa è una visione che, partendo dal fatto della molteplicità delle visioni della realtà, e anche dei Simboli Culturali, afferma che nessuno di questi Simboli Culturali, e quindi i concetti che rappresentano, riflettano la Realtà, e che questa sia comprensibile solo dalle visioni dei Soggetti. Insomma, è il dominio del Soggettivo, posto come Fondamento della Verità e della Realtà.

 

manga, matrix

La scena di Morpheus che propone le famose pillole, una rossa e una blu, a Neo, nel primo film, quando dice come la “Realtà” sia solo una costruzione cerebrale dovuta agli stimoli esterni è un esempio decostruzione Postmodernista = negazione della realtà oggettiva. “Matrix”, più che altro il primo film, resta un capolavoro ma ci conduce verso quella visione che a cui alludevo prima…

 

Non voglio dilungarmi nelle conclusioni delle varie scuole di pensiero post-moderniste, anche perché spesso non sono coerenti, e non credo ne abbiate voglia. Sappiate che questa visione è un Filo Nero che unisce molte visioni, dai parenti “boomer” a persone e storie che in genere piacciono a molti di noi, come “Berserk” o Watchmen. Perché il Postmodernismo, che si basa sulla visione Soggettiva come sola verità, ha sempre avuto un atteggiamento di decostruzione dei vari Simboli, anche quelli della Storia, che è essa stessa Contenitore di Simboli e Simbolo. A partire da quello che è considerato il “Primo” fumetto esplicitamente Post-modernista, ovvero “Watchmen”. Scritto e disegnato dai britannici Alan Moore e Dave Gibbons, ma pubblicato in America, Watchmen compie per tutta la storia una decostruzione non solo della Figura del Supereroe, cosa in sé non difficile, ma soprattutto una decostruzione della figura stessa dell’Eroe e dell’Eroismo, inteso come uno strumento di una visione culturale mediatica, e quindi dominata dal conformismo e dalle paure della gente. Tutti i tentativi eroici, da quelli dei protagonisti a quelli dei personaggi secondari, vengono mostrati come inutili, incapaci di fare qualcosa, giungendo al culmine del Ricatto Morale fatto da uno dei personaggi principali.

 

Insomma, alla fine l’idea che la Storia vuole trasmettere, almeno in parte, è la visione per cui gli Eroi sono inutili, non possono cambiare nulla e anzi sono solo riflesso delle persone e della loro volontà collettiva, delle “maschere”. O almeno, questa è la visione di Alan Moore, che invece si scontra continuamente con quella di Dave Gibbons, che in tutta la storia riflette invece un disperato Sostegno all’Eroismo e ad una Scelta Etica, qualunque sia il Costo, giungendo persino ad ammirare uno dei protagonisti più disprezzati e anche malati in tutta la storia.

 

manga, watches

Come nel più recente telefilm The Boy, che imita Moore, e tanti altre opere simili si è scelta la via del ‘demonizzare’ la figura dell’eroe. L’idea di per sé, un tempo, era originale, ma in tanto i vari One Piece, dove l’eroe tradizionale resta colui che salva tutti, piacciono/vendono enormemente di più… oltre i 490 milioni! XD

 

manga, fumetto underground

“Kitlul” è un esempio di fumetto underground, volutamente grottesco nello stile da disegno

Insomma, nella Storia, nonostante i richiami sociali, vi è il tentativo, soprattutto di Moore, di rifiutare ogni concetto simbolico che non sia Personale, mostrando come invece siano le idee personali sue quelle corrette. Questo tentativo di decostruzione postmodernista è poi sempre andato avanti, cercando di levare ogni Simbolo dalla Storia, rendendola un semplice Manifesto Personale dell’Autore, viste come Realtà in quanto viste da questo, è la Visione è quindi intesa come sola Fonte della Realtà, ignorando le altre. Questa “decostruzione” la possiamo trovare in numerose opere americane, fumettistiche ma non solo, pensiamo a “Matrix”, dove viene decostruito il concetto di Società e anche di Realtà, usando anche in questo caso un Ricatto Morale, come vediamo dal Secondo Film in poi. E per ragioni storiche, il Fumetto Italiano ha sempre guardato alla Cultura Americana, e il Postmodernismo si è così infiltrato sempre più nelle nostre Storie. E questo lo possiamo vedere in molte opere italiane, in particolare di quello che si continua a chiamare “Underground”. Lì avviene una decostruzione dello stile artistico, un minimalismo spesso esagerato e anche grottesco, non per scelte stilistiche ma per semplice rifiuto di quella che viene considerato lo “stile mainstream”, non diversamente dalla statua del Garpez!

 

Ma anche il fumetto più “mainstream” non sfugge al Postmodernismo, anzi lo Abbraccia, come è accaduto con “Dylan Dog”. E voi, cari amanti di Gurci, non negatelo! Vi piace Dylan perché riflette le idee dell’autore e la sua idea di Dylan Dog, che voi condividete, e quindi vi fa comodo! Sì, potete incazzarvi, non è un problema, e potete dirmi anche che questa è una cosa che fanno tutti, quindi dove sarebbe il problema? Beh, spiace dirlo ma voler vedere solo la propria visione, che sia di cosa è Essere Eroi, o di cosa è Bello e cosa No, mi sembra un’azione molto di fuga. E non la Fuga Bella, quella di Tolkien, di Rifugio. No, di Fuga dalla Realtà, da ciò che è Vero, di nascondersi in una Caverna d’Ombre, quella dell’Opinione. Non è diverso dal pensiero del nostro zio/a, che si rifugia nelle sue opinioni e rifiuta diversi dati di fatto solo perché non si legano alla sua visione della Realtà. E non a caso, pure i Buongiornissimo ed i post su “Com’era Bella la Leva” mostrano solo l’opinione del creatore, non la Realtà, fatta di disciplina ma anche di un nonnismo volgare e soprattutto prevaricatore, molto stronzo.

 

manga, platone

Come insegna il Mito della caverna di Platone, negare il segno equivale a negare la luce della realtà trasmessa da chi è andato al di fuori della caverna, quella caverna in cui noi un po’ tutti ci troviamo. Sarebbe da ricordare a chi pretende di “rinnovare” fumetti di successo aderendo ad una cultura relativista e postmodernista, che nega il senso della realtà e che, conseguentemete, nega il senso dell’epica che ha sempre mosso l’animo umano. Discorsi forse troppo profondi per certi sceneggiatori nostrani che non credono in niente

 

Conclusione

 

Insomma, i fumetti italiani, anche quelli famosi, sono allo stesso livello dei Buongiornissimo, in quanto decostruiscono tutti i Simboli e la Realtà delle Storie, mostrando esclusivamente delle opinioni personali. E per quelli che se lo chiedono, sì, anche nelle storie non post-moderniste c’erano e ci sono opinioni, ci mancherebbe! Ma assieme a queste vi era anche la Storia, che non era solo Individuale ma Simbolo Culturale, che poteva essere condiviso anche da chi non aveva le stesse opinioni. I manga di Sanpei Shirato, o meglio alcuni di questi come “Akame”, avevano una chiara visione marxista, ma mostrava problemi, personaggi, situazioni e conclusioni che andavano Oltre le Opinioni Personali, mostrando non la Realtà vista solo da Shirato, ma quella vista da tutti, provata da tutti, e anche desideri che tutti hanno. La stessa cosa che avviene con 1984, dichiaratamente comunista eppure letto da anticomunisti.

 

Quindi, possiamo dire che non deve quindi sorprendere la preferenza verso il Fumetto Giapponese rispetto a quello Italiano, ormai dominato dal Postmodernismo. Ma non si creda che anche quello Giapponese sia Libero! Perché anche lì si è fatto strada il Dominio dell’Opinione e della decostruzione Fine a Se Stessa.

 

Dopotutto, in Berserk non c’è la decostruzione di ogni Libero Arbitrio e di ogni Valore Umano che si consideri non Individuale, in nome della Natura Amorale e della sola Individualità come Sicurezza? Dopotutto, è una visione comoda, che ci permette di vedere solo le nostre opinioni e noi stessi, ed è comprensibile, anche giusto, voler vedere le nostre idee confermate. Ma non rischia di diventare un rifugio in un bel sogno, rifiutandosi di vivere?

1 commento

  • Alex Pac-Man
    15 Febbraio 2022

    Angelo, anche se l’articolo è forse troppo lungo, lo si legge con piacere. Almeno per me, che ne condivido ogni singola parola. Il problema è uno: l’Italia ha smarrito la via, perdendo i valori che in passato l’hanno resa grande. E lo stesso discorso vale un po’ per tutto l’Occidente, che alla fine se la suona e la canta. Ma tanto i dati di vendite dimostrano che le storie vecchio stile, con l’eroe buono che salva tutti, sul classico stile del Viaggio dell’Eroe, vendono immensamente di più. La Bonelli deve ringraziere Tex, che resta una colonna che la sostiene fortemente, ma che il resto dell’editoria italiana del fumetto faccia pena – sui dati di vendite -, lo ammetto, mi fa solo che piacere.

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