L’eternauta – Recensione
Il vagabondo dell’infinito
A prima vista una frase fatta e futuro soggetto da meme (insieme al proverbio cherokee “in ciascuno di noi ci sono due lupi”) che però contiene molta Verità: il passato, la storia, influenza l’essere umano, sia come persona che come comunità, ed è utile conoscerla per sapere di più di quello che pensiamo, facciamo e che apprezziamo, per riprenderlo o per cambiare qualcosa.
Non è diverso per le storie (fumetti, romanzi, musica, film e serie animate o in live action). Molte di queste hanno ripreso elementi o si sono ispirate a storie che le precedevano: queste opere sono i Classici. Diventano un modello, a volte per millenni, producono degli archetipi, si nascondono dentro le storie nuove e spesso, quello che ci piace di una storia, è proprio la traccia di quell’altra storia originaria. Per chi se lo stesse chiedendo, i Classici esistono anche nel Fumetto.
Il Classico de “L’Eternauta”
Ora, per quanto sia un fan dei manga, qui non vi parlerò dei Classici di questo tipo di fumetto, da quelli Stranoti come “Dragon Ball”, “Ken il Guerriero” o “Astro Boy” (dei Classici del genere Battle Shonen) o lavori meno noti come “Lone Wolf & Cub”, “Kamui” o “L’Uomo senza Talento” (appartenenti al Gekiga e ispiratori per molti Seinen). Perché il Fumetto esiste anche al di fuori del Giappone, e anche al di fuori dell’Europa e degli Stati Uniti, e molti di questi fumetti non sono solo belli, ma alcuni sono dei Classici del Fumetto di tutto il Mondo, ispiratori o comunque fondamentali nello sviluppo di elementi ripresi poi da altri. Per questo, cari millennials, Z generation, zoomers e boomers giovani dentro, preparatevi a conoscere un Classico del Fumetto Mondiale e proveniente dall’Argentina: “L’Eternauta”, di Héctor German Oesterheld.
Quando arrivò l’Eternauta… una notte sconvolgente!
Apparso dal nulla di fronte ad uno sceneggiatore di fumetti di Buenos Aires, Juan Galvez – ma si presenta come Khruner (che in una lingua di un altro mondo significa Il Viaggiatore dell’Infinito, L’Eternauta per l’appunto) – narra della notte che “sconvolse la sua esistenza”, e con la sua quella di tutto il mondo. Quella in cui cadde la Neve Mortale, che con il solo contatto causa la morte, e della trasformazione del suo quartiere in un campo di battaglia fra i pochi sopravvissuti, costretti a muoversi per le strade con delle tute isolanti. Una nevicata assurda, causata da misteriosi invasori giunti da un “Altro Mondo”, intenzionati a impadronirsi del Pianeta Terra. Di fronte all’assalto di “Loro”, ed alle loro armate di creature extraterrestri schiavizzate attraverso la paura o dei congegni che azzerano la volontà, il buon Juan sarà costretto a resistere, aiutato solo dalla sua famiglia, da vecchi e nuovi amici e da numerosi compagni di viaggio, nella Resistenza contro la Fine dell’Umanità.
Le ragioni di un classico: opera del suo tempo?
Disegnato da Francisco Solano Lopez e scritto da Héctor German Oesterheld, pubblicato settimanalmente fra il 1956 e il 1957 a puntate nella rivista argentina Hora Cera Semanal, L’Eternauta è un’opera sorta in anni cruciali per il fumetto di tutto il Mondo.
In Giappone Osamu Tezuka iniziava a pubblicare i primi manga, e vedevano la luce le case editrici di manga come la Shueisha. Negli Stati Uniti era finita da tempo la Golden Age e c’era spazio per storie dai temi più variegati, dall’avventuroso e spionistico alla fantascienza (motivo per cui viene definita Silver Age). In Europa nasceva il Fumetto Franco-Belga per come lo conosciamo oggi (con le riviste dedicate tipo “Tintin” e la pubblicazione di lavori Simbolo come “I Puffi”). In Italia è una stagione straordinaria: finita l’era dei Racconti Illustrati in Rima (tipico delle riviste come “Il Vittorioso”), comparivano “Topolino” e la Bonelli editrice (giustamente definita la “Fabbrica di Sogni”), che avrebbe lanciato “Zagor” e “Tex”: due fumetti che avrebbero rivoluzionato il fumetto italiano. Quindi sì, a prima vista il nostro Eternauta si presenta proprio come un’opera del suo tempo.
Un fumetto rivolto a molti, che ancora piace ai giorni nostri
È un racconto fantascientifico, con uno stile realistico a indicarci che il target è un pubblico giovane, ma anche maturo. Le vignette hanno prospettive molto semplici, privi di paesaggi particolarmente complessi e spesso dominati dal nero o dal solo bianco (non mancheranno casi noti ai fan di “Bleach” di personaggi sospesi nel “vuoto cosmico”), e anche i piani sono prevalentemente interi, americani o di PP. Le tavole sono inchiostrate con una linea spessa, che qui e lì potrà sembrare frettolosa, ma è un tratto tipico di molti lavori del tempo a pubblicazione settimanale. Se poi aggiungiamo l’adattamento compiuto in Italia nel 1976 nella rivista LancioStory, come lo spostamento dall’originale formato orizzontale al nostro più classico formato verticale, e l’aggiunta di molti balloons descrittivi (secondo un metodo abbastanza tipico del fumetto italiano degli Anni ‘70), a prima vista darebbe l’impressione di un’opera pesante, troppo lontana dai gusti odierni.
Nulla di più falso.
Combattere contro la Fine dell’Umanità
Come ci insegna “L’Attacco dei Giganti”, uno stile più grezzo può avere la stessa potenza di uno più curato, se racconta una bella o forte storia e vuole trasmettere qualcosa. Perché questa non è la classica Storia di Fantascienza degli Anni ‘50, di Alieni Sconfitti dall’Eroe Americano. No, in tutta la Storia quello che i personaggi vivono, e che viviamo con loro, è Angoscia e Lotta contro il Fato. Fin dalla Nevicata, che spazza via la vita da Buenos Aires, quello che Juan e i suoi amici trovano è un Mondo dominato dalla Morte, una Morte causata da un evento assurdo, che costringe tutti ad uscire con delle tute, armati, costretti a difendersi più dagli altri uomini che dalla nevicata mortale o dalla fame. Solo le loro passioni e abitudini, che gravitavano intorno alla soffitta della casa di Juan, assieme al genio di Ferri (uno degli amici di Juan, professore universitario e scienziato), permettono all’Eternauta e ai suoi di riuscire a trovare il meglio, e persino di salvare una persona, il giovane Pablo. Ma per una persona che salvano, tutte le altre intorno a Juan, alla sua famiglia ed a Ferri muoiono, a partire dai loro stessi amici, che sia per la nevicata o per altri uomini. E per quanto vogliano illudersi di essere come Robinson Crusoe, che dovranno solo sopravvivere per un po’, in realtà non è così. Tutto è finito, e stanno lottando contro l’Inevitabile.
L’angoscia per l’inevitabile, la vera protagonista
Questa angoscia è resa ancora più chiara dal tratto, grossolano ma potente. Dai chiaroscuri nei primi piani dei personaggi, che ne accentuano ogni ruga e particolare dei volti, sottolineando ogni emozione provata. Questa poi è spesso in contrasto con le parole che dicono. Perché gli stessi personaggi sanno, andando avanti nella storia, che nulla è sicuro. Anzi, la morte è il Solo Destino ad attenderli. Mentono cercando di darsi coraggio, o darlo agli altri, e noi vediamo questa indecisione, questo senso di Fatalità e di Angoscia che li divora.
E ogni volta questa loro Angoscia e Disperazione diventerà più grande, quando ogni Speranza che riescono a trovare, o persino a creare, viene continuamente distrutta. La normalità che riescono a creare dopo la Nevicata viene spazzata via da altri sopravvissuti. La scoperta dell’invasione e il contatto con la Resistenza, che sembra riunire tutti i Sopravvissuti, vengono contrastati dalle armi degli Invasori.
Un ciclo di Illusione e Disillusione, continuo
Un ciclo di Speranze e Delusioni, uno Scontro fra Vita e Morte. La Vita rappresentata dai tentativi di alzarsi il morale dei personaggi e dai rapporti fra loro, come l’amicizia vecchia fra Juan e Ferri. O quella che li unirà con Pablo e Alberto (un giovane operaio amante della fantascienza parte della Resistenza). E anche con scene comiche con il giornalista Ruiz (che per tutto il tempo cercherà di scrivere un reportage sulla guerra). Ma anche dalle scene d’azione, Potenti e d’Impatto, dove finalmente tutti i personaggi, principali o secondari, possono affrontare il Nemico e il Destino così Inesorabile. Forse anche vincere.
Ma ogni Scontro in cui escono Vittoriosi è seguito dal Contrattacco, tornando nella stessa situazione. Perché i Nemici sono capaci di sconvolgere il tempo e influenzare le persone. Possono rendere gli umani degli schiavi con un apparecchio, facendoli unire ad altre creature lobotomizzate e mosse dai Kol. E davanti a tutto questo, sarà chiaro che per l’Umanità è ormai giunta la Fine.
“Loro” chi sono? E perché bisogna combatterli?
“Loro” (Ustedes, in spagnolo) è il nome dato ai Nemici. Per tutta la storia non li vedremo mai, come fossero degli dei o dei demoni. O come dei generali. In effetti, la natura misteriosa di “Loro” sarà sia causa del Successo de “L’Eternauta”. Un elemento di interesse per gli amanti delle “allegorie” asserviti alla politica. Dato che “L’Eternauta” avrebbe raggiunto l’Europa negli anni ’70, quando l’Argentina era sotto la dittatura della “Junta”, e che nel 1976 il povero Oesterheld sarebbe divenuto un desaparecido (sarebbe morto in un campo nel 1979), si formò l’idea che il fumetto avesse previsto il regime. E si volle vedere tutta la storia come un’allegoria della Dittatura. Ora, per quanto non mancò nella scelte dello Stadio del River Plate come Base della Resistenza una triste ironia (fu usato per nascondere nel cemento i corpi di molti desaparecidos), e che lo stesso Oesterheld abbia alimentato questa idea. Visto che “L’Eternauta 2” lo conoscono solo in Argentina, e non ha lasciato un grande segno. Credo che sia alquanto stupido volerci vedere una allegoria della Junta. Dopotutto, furono pubblicate venti anni prima del golpe. E nella storia sono dei militari a organizzare la lotta contro “Loro”, cosa che rende l’idea della “profezia dei militari” improbabile.
Chi vuole vederci una profezia
Però, è comprensibile che alcuni abbiano visto i Colonnelli tagliagole nei Nemici di Juan. Perché alla fine dei conti:
“Loro”… Sono l’odio del cosmo! Vogliono impadronirsi di tutto l’Universo… E per questo obbligano noi Kol a uccidere… Noi Kol che vivevamo solo per le cose buone!
“Loro” sono tutti i Tiranni, in tutte le loro possibili salse, che sempre cercheranno di schiacciare, schiavizzare e distruggere tutto, nel loro Desiderio di Potere. E per questo Juan ed i suoi amici li combattono. Anche sapendo che il Destino è la Sconfitta, e che non esiste Speranza. Juan sa che se non combatte, tutto è perduto, per sé, i suoi cari e tutti gli uomini. Per questo, lui, un Uomo Normale, se non dei suoi hobbies (che lo aiuteranno a salvarsi, come anche per i suoi amici). Sa che non ha alcuna scelta se non combattere. Perché non farlo porterebbe solo alla Morte, sua, dei suoi amici e della sua famiglia. Anche dell’Umanità. E anche se non c’è Speranza, non importa. Perché ogni istante in cui sono vivi contrastano la volontà di “Loro”, dando Speranza a chi gli sta intorno. Perché come scoprirà lui (e noi lettori):
Ci sono nell’Universo specie di esseri più intelligenti degli uomini, altre meno. Ma abbiamo tutti in comune una cosa: lo Spirito.
Questa è la sola Speranza presente ne “L’Eternauta”. E forse l’unica che conta davvero!
Conclusione
Nonostante i limiti della sua epoca o dell’adattamento italiano. Comunque non troppo pesante. E visto che è stato ripubblicato in un formato più fedele all’originale non credo sia più un problema. “L’Eternauta” è ancora un’opera capace di suscitare emozioni. Mostrandoci come nonostante l’Angoscia, il Destino Avverso e la Speranza ormai Morta, possiamo ancora continuare a Combattere per quello Spirito che unisce tutti le persone. Come nelle Vecchie Storie e in quelle Nuove. E per questa sua Forza, non possiamo negargli il Diritto di essere un Classico senza tempo: ★★★★★, ovviamente con il massimo dei voti!
Nato nel 1996, ai limiti fra Millennials e Girelle. Un altro che si divide fra studio, ricerca di un lavoro e impegno culturale. Che impegno? Sapete, uso delle arti grafiche e similpittoriche per produrre capolavori che possano imitare i lavori dei Grandi Cultori delle Arti. Cioè disegna fumetti. O meglio, ci prova, visto che ha appena finito la Scuola Comics. Però, questo aspirante membro del club di “chi non fa un lavoro vero”, non è il classico “simpatico nerd di quartiere”. Io sono un tafano, cresciuto nutrendosi di ogni possibile fumetto, manga o comic, che potesse rintracciare. Ma leggendoli sotto la lente di qualcosa che ci ha fatto tremare nella nostra infanzia e adolescenza. Qualcosa che ci riporta ai nostri ormonali e brufolosi terrori. La Cultura Classica! “FUGGITE SCIOCCHI!”