Fare un fumetto – parte I: il senso e la finalità
Cos’è un fumetto?
Qui su Keynerd abbiamo deciso di dedicare un’intera sezione del nostro sito alle nozioni necessarie per la realizzazione di un fumetto. E in questa prima parte della nostra guida ci dedicheremo a spiegare che cos’è un fumetto, in modo da comprenderne soprattutto il senso e la finalità. Ogni parte del corso sarà accompagnata da una copertina disegnata da una delle noste illustratrici, che parteciperanno alla stesura del corso, in questo caso della nostra Debby Pac.
Il medium del fumetto
Diversamente da quanto è riportato in alcuni testi sulla storia del fumetto, che cercano di fare coincidere addirittura l’origine del fumetto con i geroglifici egizi, i primi fumetti di cui abbiamo conoscenza compaiono tra il IX e il XX secolo, in un periodo dove i media erano costituiti solamente da libri e giornali. In senso lato, i media sono tutti quegli strumenti che durante la storia delle civiltà sono stati utilizzati dagli esseri umani per veicolare e comunicare messaggi. Anche il fumetto è un medium, però utilizzato principalmente per l’intrattenimento, capace di veicolare messaggi attraverso diversi elementi grafici.
Nel caso del fumetto le linee costruire e/o disegnate, le parole scritte e gli altri elementi grafici che lo costituiscono servono a dare forma alla narrazione. Ma è necessaria una premessa: il linguaggio del segno. Con “linguaggio del segno” si intende saper decifrare i segni e gli elementi grafici che costituiscono il fumetto.
Il fine del fumetto
Come ogni opera di narrazione, anche il fumetto ha un fine ben preciso:
Creare una relazione tra l’autore e il lettore…
Lettore e autore, come in una relazione d’amore, concepiscono il frutto della loro storia: l’opera narrata, dal primo vissuta e dal secondo concepita. Ma entrambi gli danno la vita. È dunque importante ricordarsi qual è il fine di un fumetto per evitare di snaturare lo stesso. Un fumetto comprensibile soltanto all’autore non raggiunge il fine per cui è stato creato, e non può essere considerato un medium. Se ne evince che i fumetti di maggior successo siano proprio quelli che meglio riescono a stabilire una relazione con il lettore. Per tale ragione, prima di realizzare un fumetto, è necessario avere ben chiaro a quale tipo di lettore è rivolta la propria narrazione. Ne segue un altro elemento importante di cui ogni autore di fumetti deve tenere conto per la realizzazione della propria opera:
Il target
La tipologia di lettore a cui è rivolto un fumetto viene detta “target”. Il target è anche strettamente legato al genere narrativo a cui appartiene un fumetto. Solitamente l’età del protagonista su cui è incentrata la narrazione del fumetto è, di solito, corrispondente al target scelto, perché si cerca sempre di creare un personaggio con cui il lettore possa empatizzare. Tuttavia non sempre è così, in quanto alcuni generi fanno eccezione e possono essere incentrati su personaggi rappresentati con un’età molto diversa da quella di un possibile lettore a cui è rivolta l’opera.
Inoltre, il target non va assolutizzato e un autore deve avere un’idea ben precisa non solo sui cosiddetti “lettori ideali”, a cui l’opera è rivolta, ma anche a una possibile seconda fascia di lettori, dunque a una concezione del target ben più esteso rispetto al genere a cui appartiene l’opera, che potrebbero trovare di proprio interesse quella particolare narrazione per il fumetto. Un esempio al riguardo sono gli shonen manga sentimentali rivolti a un pubblico maschile, dove il protagonista è solitamente un ragazzo o un uomo, che risultano interessanti anche ad un pubblico femminile qualora ci siano elementi nella narrazione di loro interesse, come personaggi femminili con cui possano empatizzare. In questo caso il target principale resta sempre quello del pubblico maschile interessato a una storia sentimentale, ma il tipo di lettori a cui l’opera è rivolta è, per così dire, “estesa” a un pubblico di lettori ben più ampio rispetto al genere a cui appartiene. Un esempio al riguardo può essere la narrazione del manga shonen “Toradora!”, che ha avuto un enorme successo, potendo contare tra i suoi lettori sia ragazzi che ragazze di diverse fasce d’età.
Il linguaggio del fumetto
In una grammatica dell’inquadratura, due o più immagini poste in sequenza costituiscono un racconto visivo. Tale definizione è una sintesi di ciò che fu espresso da Umberto Eco in “Apocalittici e Integrati”, rifacendosi all’autore di “The Spirit”: Will Esiner, che tentò di dare un definizione di fumetto il più sintetica possibile.
Il termine “visivo” include anche le lettere che compongono le parole all’interno dei ballonn o delle didascalie.
L’autore di fumetti, sia esso uno sceneggiatore che un fumettista, è più nello specifico un artista sequenziale: colui che si occupa del linguaggio che compone un racconto visivo attraverso l’uso di immagini poste in sequenza. Ma un fumetto è soprattutto un racconto fatto di parole ed immagini tra loro pertinenti.
Nella seconda parte affronteremo il quesito: “Che cos’è la closure?” all’interno del fumetto; e cosa si intende per sequenza visiva sequenziale.
Ringraziamo l’illustrastrice Debora Pacifico per la copertina.
Affascinato dalle storie di Arda, ho cercato di capire perché Tolkien sostenesse che a essere immaginario è solo il tempo in cui sono ambientati i suoi racconti. Ho così iniziato un cammino che mi ha portato ad amare quel senso profondo della realtà che si può sintetizzare con il Viaggio dell’Eroe, di cui la Storia delle storie è per me la massima espressione. Dunque, mi occupo di sceneggiatura, spiritualità e narrativa!