Resident Evil: la Serie TV… cosa ci aspetta?
Un’altra trasposizione della serie Capcom o un’altra occasione mancata?
Da tempo i fan della famosa saga videoludica Resident Evil (o Biohazard per la versione giapponese), attendono una trasposizione capace di portare la storia del survival horror più amato di sempre sul grande schermo, o almeno in televisione. Questo però sembra non accadere mai, fin dai tempi di uno dei primi tentativi di trasporre Resident Evil 1 e 2 nel lontano 2002 da parte di Paul W.S. Anderson. Sono seguiti molti atri film dello stesso regista, tutti assolutamente osceni, non soltanto perché del tutto scollegati dalla trama dei videogiochi Capcom, ma soprattutto perché molto lontani dalle atmosfere, dalla lore e dalla qualità della narrazione originale.
Data d’uscita
Tra breve, ovvero il 14 luglio, è imminente la prima serie tv – con attori in carne e ossa – dedicata a Resident Evil per Netflix. E molti già si domandano:
Cosa aspettarsi da questa serie tv?
Sarà capace di soddisfare i fan o solo di deluderli e irritarli come è sempre accaduto con le trasposizioni cinematografiche?
Quando Capcom ci mette mano… è quasi una garanzia!
In realtà a consolare i fan, possiamo dirlo senza paura di essere smentiti, furono i film realizzati in computer grafica dalla stessa Capcom: Resident Evil 4D (2000): Resident Evil: Degeneration (2008); Resident Evil: Damnation (2012); Resident Evil: Vendetta (2017) e la mini serie Resident Evil: Infinite Darkness (2021). Tutte opere non solo fedeli alla trama originale, perché non trasposizioni dei capitoli più importanti del videogioco, ma film che riempivano momenti della storia non esplorati dalla serie ufficiale. Tra i protagonisti, ovviamente, alcuni dei noti personaggi della serie: Leon Scott Kennedy, Claire Redfield, Chris Redfield, Rebecca Chamberse e Ada Wong, tutti rigorosamente fedeli nella personalità e nella caratterizzazione alle loro controparti videoludiche, con tanto di doppiaggio ufficiale Capcom. Il risultato furono delle opere abbastanza pregevoli per i fan che, magari, non saranno dei capolavori, ma la sensazione era quella di godersi un lungometraggio dedicato a un capitolo extra della saga videoludica. Cioè, perfettamente integrato nella lore di Resident Evil. E, in alcuni casi, di offrire qualche risposta in più su alcune domande lasciate in sospeso dai vari capitoli di Resident Evil.
Resident Evil: la serie tv in uscita per Netflix
La serie tv di Resident Evil per Netflix è stata affidata a Andrew Dabb, già noto per aver lavorato alla serie Supernatural. E la notizia non ci tranquillizza affatto, essendo “Supernatural” tutto tranne che una serie capace di prendersi sul serio… XD
La storia di Resident Evil: serie tv si sviluppa su due differenti linee temporali: la prima ha per protagoniste due sorelle di 14 anni, Jade e Billie Wesker, che dopo essersi trasferite a New Raccoon City, cercano di scoprire gli oscuri segreti del loro inquietante genitore al servizio dell’Umbrella Corp.; mentre la seconda sequenza temporale ci ritroveremo ben dieci anni nel futuro, quando sulla Terra sono rimasti solo 15 milioni di esseri umani, a causa del virus T e delle altre terribili armi biologiche dell’Umbrella. Pertanto, si mostrerà un mondo post-apocalittico basato sull’immaginario della saga di Resident Evil.
La famiglia Wesker
Soffermandoci sulla sinossi ufficiale della serie tv, possiamo capire come ben poco avrà a che fare con la storia ufficiale della saga videoludica di Capcom. Abbiamo addirittura un Albert Wesker che ha messo su famiglia e che non assomiglia nemmeno un po’ all’iconico antagonista del videogioco. Ma che, per certi versi, ricorda di più il ricercatore William Birkin, ossessionato da una folle ricerca scientifica a discapito di sua figlia: Sherry Birkin. A parte la Wesker family, non sono stati rivelati altri personaggi ripresi o, almeno, ispirati alla serie ufficiale. In ogni caso, come lascia intuire il trailer, la serie tv ignorerà gran parte della lore videoludica per permettere al grande pubblico di non doversi relazionare con la storia ufficiale del franchise di Capcom. Eh sì, come sempre si cercheranno nuovi fan della serie Biohazard a discapito dei fan di vecchia data… In pratica, il solito problema delle trasposizioni videoludiche: realizzare un film che piaccia a tutti… ma che spesso delude tutto il pubblico.
Una live action?
Ebbene, sì! Qualcuno ha avuto pure la faccia tosta di parlare di “live action”, termine che allude a una trasposizione fedele di un’opera videoludica, anime o manga – dunque, personaggi disegnati – sul grande schermo, con attori in carne e ossa, somiglianti il più possibile alle loro controparti animate o disegnate. Qui invece di fedele alla storia o ai personaggi originali, beh, c’è ben poco. E non si può parlare di live action in nessun caso! In corso d’opera, si tenterà di buttare dentro questa serie tv qualche altro personaggio tratto dal videogioco. Ma, come al solito, sarà un’operazione incapace di far contenti i fan e ne di attirare nuovi telespettatori…
Ma cosa vogliono i fan?
Da sempre i fan di una serie, videoludica o meno che sia, desiderano solamente una trasposizione fedele all‘originale. Cioè, un’opera narrativa capace di appassionarli con la medesima storia e i medesimi personaggi che hanno amato nell’opera prima. Soprattutto si cercano le stesse sensazioni, le stesse atmosfere e lo stesso pathos. La trasposizione è un lavoro diverso dal concepire da zero un soggetto e una sceneggiatura per un film. La difficoltà è tutta nel saper trasformare il soggetto dell’opera originale in un soggetto cinematografico. Ma per poterlo fare è necessaria una premessa: gli sceneggiatori e il regista devono essere i primi ad apprezzare l’opera originale, allo stesso modo di un qualsiasi altro fan, altrimenti snatureranno indubbiamente tutta la narrazione, perché non la comprenderanno a pieno.
Se poi si decide di creare una nuova narrazione che sia solamente ispirata alla serie originale, ma che non abbia la pretesa di ricreare la stessa trama di Resident Evil, allora non c’è possibilità che la cosa possa piacere a un fan di RE. Se il livello di qualità della fiction fosse così alto nonostante l’incapacità di sfruttare l’universo narrativo dell’opera originale, allora forse ne varrebbe comunque la pena. Ma una cosa del genere non accadde praticamente mai!
Conclusione
Resident Evil: serie tv potrebbe rivelarsi un telefilm interessante, ma dalle premesse già abbiamo la certezza che poco o nulla avrà a che fare con la storia originale della saga videoludica di Capcom. Pertanto, come fan della serie, non siamo particolarmente entusiasti… Anzi, temiamo che potrebbe essere nell’ennesimo tentativo di ottenere soldi facili sfruttando il franchise di uno videogiochi più amati di sempre.
In ogni caso, la serie è imminente e avremo modo di recensirla a breve!
Affascinato dalle storie di Arda, ho cercato di capire perché Tolkien sostenesse che a essere immaginario è solo il tempo in cui sono ambientati i suoi racconti. Ho così iniziato un cammino che mi ha portato ad amare quel senso profondo della realtà che si può sintetizzare con il Viaggio dell’Eroe, di cui la Storia delle storie è per me la massima espressione. Dunque, mi occupo di sceneggiatura, spiritualità e narrativa!
Daniela
Ale, sai com’è la penso, non penso guarderò mai la serie, so già che mi fará venire solo in nervoso, jake nel viodeogioco è la copia sputata del padre! E poter giocare con lui che combatte come wesker non ha prezzo! Mi pare che qui non hanno assolutamente idea della storia, invece di far diventare jake femmina e con sorella, potevano iniziare la trama dalla fine di res revelation 2! Almeno un po’ di curiosità me l’avrebbe suscitata.
Alex Pac-Man
Ciao Dani! RE 6 aveva i suoi problemi, ma era gobile proprio per amor di alcuni personaggi come Jake. Jake sarebbe stato un protagonista interessante, magari in un’ambientazione che non sia la solita brutta copia di Raccon City. Qui invece abbiamo degli Wesker che con l’antagonsta del videogioco hanno in comune solo il cognome, ma per il resto sono personaggi del tutto nuovi e creati per questa serie tv. New Raccon City mi pare abbastanza preoccupante, perché mi dà tanto la sensazione della “Raccon City dei poveri”. Intrecci narrativi interessanti nella serie di RE ne avevano a volontà, ma non li sfrutteranno mai, perché sarebbe una cosa per un target troppo specifico che richiederebbe un bel lavorone da parte degli sceneggiatori. Loro puntano al grande pubblico con il minimo sforzo, quel pubblico che conosce RE di fama ma che non conosce la lore della saga Capcom. O che forse non ha nemmeno mai giocato seriamente ai videogiochi.