La trench run da Guerre Stellari a Top Gun Maverick
La Trench run origini e ispirazioni della sequenza simbolo di Episodio IV
La trench run: l’obiettivo è una munitissima fortezza nemica, per distruggerla bisogna volare tra pareti verticali per colpire l’unico punto debole, una bocchetta di ventilazione. Per colpire la bocchetta in questione bisogna avvicinarsi a gran velocità evitando la contraerea della munitissima fortezza, e, naturalmente, i velocissimi caccia avversari. Stiamo parlando di Guerre Stellari – Episodio IV: Una nuova speranza? O forse si tratta di Top Gun: Maverick il sequel del cult anni ’80 che ha recentemente sbancato i botteghini? Ecco tutto quello che c’è da sapere su la trench run da Guerre Stellari a Top Gun Maverick!
La Trench run tra Guerre Stellari e Maverick
Nel classico della fantascienza si trattava di distruggere la Morte Nera con i caccia X-Wing. Volare in una sorta di canyon del pianeta artificiale (la cosiddetta Meridian Trench), evitando i TIE Fighter imperiali e le torri turbolaser a difesa della superficie. Nel film con Tom Cruise si vola su caccia F-18 decollati da una portaerei per colpire un laboratorio sotterraneo per l’arricchimento dell’uranio. Laboratorio sito in una vallata raccolta (specie di cratere vulcanico) di un non meglio identificato stato canaglia, dopo un lungo avvicinamento in una stretta vallata sulle cui vette troneggiano batterie antiaeree.
Questa similitudine tra Top Gun: Maverick e Episodio IV è stata evidente fin da subito, e molti commentatori hanno sbrigativamente chiuso la questione parlando a seconda del caso (e delle proprie preferenze) di citazione, omaggio o plagio. Ma la genesi della Trench Run, la “corsa nella trincea”, di Episodio IV è assai complessa. Se fu certamente la maestria di George Lucas a realizzare una sequenza memorabile, è altrettanto vero che per ideare l’attacco alla Morte Nera Lucas si ispirò al meglio del cinema di guerra aeronautico dagli anni ’50 in poi. E il fatto di vedere una trench run in Maverick, più che un omaggio a Episodio IV, diventa un omaggio proprio al cinema aeronautico che ha ispirato George Lucas.
Guerre Stellari, tra science fantasy e film di guerra
A quale genere appartiene Guerre Stellari? È una space opera, ovvero epica spaziale, una fantascienza che attinge dall’epica classica e combina battaglie spaziali e grandi epopee. È uno science fantasy, opera di fantascienza che combina elementi più propri del fantasy, dagli ordini cavallereschi a poteri che non hanno una connotazione fantascientifica. Un esempio contemporaneo di viaggio dell’eroe.
Ma allo stesso modo all’occhio dell’appassionato di storia del cinema, Episodio IV è a suo modo un film di guerra. Uno di quei film di guerra tutti incentrato sul gruppo di eroi impegnati in una missione (quasi) impossibile contro un nemico soverchiante.
Anziché Spitfire e Messerschmitt impegnati in dogfight, i combattimenti manovrati, abbiamo X-Wing e caccia TIE. E l’estetica e il montaggio di Episodio IV sono apertamente ispirati a quell’immaginario bellico-cinematografico. Da questo punto di vista le “Guerre” del titolo diventano un’omaggio all’immaginario del cinema di guerra.
Il climax della trench run: i distruttori di Dighe
Il film da cui Episodio IV prende l’elemento cruciale della distruzione della Morte Nera (e anche uno scambio di battute!) è un classico del cinema di guerra britannico, The Dam Busters, 1955. Film noto in italiano come I guastatori delle dighe. The Dam Busters, tratto da un romanzo omonimo, ricostruisce in maniera abbastanza fedele una missione del Bomber Command della Royal Air Force durante la Seconda guerra mondiale: l’operazione Chastise per distruggere le dighe della Ruhr.
Nel 1943 non c’erano ancora missili guidati. Il modo più semplice per distruggere una diga sarebbe stato quella di lanciargli un siluro dal lato dell’invaso. Ma i bacini delle dighe della Ruhr erano protetti da reti antisiluro per bloccare le armi eventualmente lanciate. E i sistemi di puntamento dei bombardieri non sarebbero riusciti a colpire un bersaglio come le pareti verticali delle dighe. A meno di non usare una bomba speciale.
I britannici ebbero l’idea di realizzare una bomba che “rimbalzasse” sul pelo dell’acqua. Come quando si gioca a far rimbalzare i ciottoli sulla superficie di un lago. In realtà oltre al gioco, quello di far rimbalzare una “palla di cannone” sull’acqua era un principio ben noto dell’artiglieria navale: in gergo ricochet. Così il fenomeno fu denominato all’inizio del ‘500 e subito sfruttato negli scontri navali. Con opportune velocità e angolo d’impatto del proietto sull’acqua, il proiettile anziché inabissarsi, sarebbe rimbalzato.
Gli inglesi per far rimbalzare le loro bouncing bomb, bombe rimbalzanti, innanzitutto dovevano mettere in rotazione gli ordigni all’interno del vano bombe dell’aereo. E soprattutto il lancio doveva avvenire a una precisa velocità dell’aereo, una precisa distanza dall’acqua e una precisa distanza dall’obiettivo, individuata dalla posizione delle torri ai lati delle stesse. E sono proprio i traguardi di puntamento di The Dam Busters ad aver ispirato i sistemi di puntamento dell’X-Wing.
Su YouTube esiste una versione della sequenza di attacco di The Dam Busters in cui il montaggio è ricombinato con l’audio di Episodio IV!
Da The Dam Busters anche uno scambio di battute
Il primo climax della trench run lucasiana è quindi da The Dam Busters. Citazione esplicita anche perché Lucas “ruba” anche una linea di dialogo dal film. Nel film britannico il pilota protagonista chiede al suo mitragliere di coda: “Quanti cannoni pensi che ci siano, Trevor?“. La risposta del mitragliere “Direi che ci sono circa 10 cannoni, alcuni sul campo e altri nelle torri“.
E cosa chiede Capo Rosso a un pilota di Y-Wing? “Quanti cannoni pensi che ci siano?“. La risposta: “Diciamo circa 20 cannoni, alcuni in superficie, altri sulle torri“.
I ponti di Toko-Ri e l’abbozzo di Trench Run
Con The Dam Buster abbiamo il climax finale della trench run sulla Morte Nera. Ma la corsa nel canyon artificiale? Sì, in The Dam Busters i bombardieri si mettono in rotta avendo come traguardo le torri alle estremità delle dighe, ma siamo ancora lontani dalla “trincea” sulla superficie del pianeta artificiale. Colin Cantwell, il maestro degli effetti speciali che aveva lavorato a 2001: Odissea nello spazio di Kubrick e che realizzò quelli che sarebbero diventati i modelli preparatori dei veicoli di Guerre Stellari ricorda come fosse stato lui a suggerire a George Lucas la necessità di una “trincea” sulla Morte nera. Si trattava di una necessità “tecnica” per unire le due parti dello stampo senza impazzire a stuccare e rendere invisibile la connessione tra i due emisferi, nasceva così l’Equatorial trench che separa i due emisferi della Morte nera. Quella sfruttata da George Lucas per la sequenza entrata nella leggenda è però un’altra. Si tratta della Meridian trench nei pressi del “polo Nord” della Morte nera.
Il primo film dove si intravedono aerei colpire un obiettivo in una vallata è un altro classico del cinema di guerra aeronautico, I ponti di Toko-Ri del 1954, ambientato durante la guerra di Corea. Un film che vede i piloti imbarcati su una portaerei della US Navy (come in Top Gun) decollare per una difficile missione, distruggere una serie di ponti in una vallata di una penisola coreana.
Oscar agli effetti speciali del 1955
Tra i primi film a mostrare i piloti di moderni aerei a reazione, per di più impiegati in operazioni terrestri. Sebbene le scene d’azione risultino un po’ confuse per i canoni d’oggi, è il primo film che ci mostra una moderna soggettiva da parte del caccia, e un abbozzo di trench run quando i caccia Grumman F9F Panther si abbassano di quota per colpire i ponti del titolo nella vallata. Entrambe idee riutilizzate nella trench run sulla Morte nera.
I ponti di Toko-Ri per le scene belliche non si limita al materiale di repertorio. Ma fa ampio uso di modellini, tanto che I ponti di Toko-Ri otterrà nel 1955 l’Oscar per i migliori effetti speciali. I ponti di Toko-Ri diventa determinante per ispirare alcuni elementi visivi del futuro Episodio IV, come i dialoghi tra i piloti nei loro cockpit, la soggettiva dal punto di vista del caccia e le manovre di inserimento della squadriglia nella vallata.
Un sostituto al montaggio in attesa degli effetti speciali di Episodio IV
Tutti elementi che resero I ponti di Toko-Ri determinante non solo come “ispirazione” per l’immaginario del primo Guerre Stellari. Il film sulla guerra di Corea divenne fondamentale anche in fase di montaggio. Fu addirittura impiegato per rimpiazzare le sequenze di effetti speciali non ancora completate in una proiezione di prova!
Lo ricorda lo sceneggiatore Willard Huyck che conosceva Lucas dai tempi dell’università e aveva realizzato la sceneggiatura di American Graffiti. Invitato a quella proiezione gli venne da chiedersi cosa stesse succedendo nel film (e nella testa) di George Lucas: «Un attimo prima sei con i Wookiee nell’astronave e un attimo dopo sei con i piloti de I ponti di Toko-Ri»1.
I ponti di Toko-Ri era in buona compagnia tra le sequenze usate come modello per gli effetti speciali. Tra gli altri film di ispirazione per Lucas Jet Pilot, del 1955 prodotto dal miliardario Howard Hughes con protagonista John Wayne e Janet Leigh nei panni di una fascinosa aviatrice sovietica. E Battle of Britain – I lunghi giorni delle aquile, il classico del 1969, sullo scontro tra Luftwaffe e Royal Air Force durante la battaglia d’Inghilterra. E, soprattutto, 633 Squadron del 1964 il film da cui sarebbe stato “rubato” l’elemento chiave della trench run: le pareti verticali di un canyon senza uscita.
633 Squadron, la prima trench run
Per definire al meglio la trench run che avrebbe reso celebre Episodio IV serviva infatti ancora un altro elemento. Non bastavano le manovre degli F9F Panther nella vallata coreana: servivano i caccia che si allineano tra pareti verticali. Come i de Havilland dH.98 Mosquito del film 633 Squadron.
L’entrata nella “trincea”: da I ponti di Toko-Ri con i caccia F9F Panther che si avviano nella vallata a i dH.98 Mosquito di 633 Squadron che entrano nel fiordo.
A differenza di The Dam Busters e I ponti di Toko-Ri, basati su fatti realmente accaduti 633 Squadron è opera di fantasia. Ma il contesto del film resta credibile: le operazioni speciali alleate contro la Norvegia, stato fantoccio in mano nazista durante la Seconda guerra mondiale.
633 Squadron e Maverick
In questo film un gruppo di veloci cacciabombardieri de Havilland DH.98 Mosquito deve effettuare un’incursione in Norvegia per distruggere un’industria dove viene prodotto il carburante per le V2. Industria che si trova in un bunker all’interno di un fiordo tutto costeggiato da postazioni antiaeree. Ricorda qualcosa?
633 Squadron è infatti un film che ha molti punti di contatto anche con Top Gun: Maverick. Non troviamo solo la trench run.
- Fu apprezzato all’epoca per il realismo, venendo usati veri DH.98 Mosquito per le riprese a terra e in volo (Certo senza la suggestione delle riprese in cockpit di Maverick). Vennero impiegati 8 velivoli di cui 5 in condizioni di volo
- Una buona parte del film è dedicata all’allenamento degli equipaggi
- Missione che verrà ovviamente anticipata
La trench run in metropolitana
La Trench run è quindi figlia di The Dam Busters, 1955, I ponti di Toko-Ri, 1954, e 633 Squadron, 1964. Ma per quella che era la macchina cinematografica perfetta che aveva in mente George Lucas serviva ancora qualcosa. Sia in I ponti di Toko-Ri che in 633 Squadron le sequenze non sono così lunghe, mentre in Guerre Stellari la sequenza complessiva dura 13 minuti! Allo stesso modo in The Dam Busters il montaggio non è così serrato (era pur sempre una missione di bombardamento). Manca quel senso della velocità così evidente in Episodio IV.
In fase di montaggio George Lucas si ispirò2 a un altro grande inseguimento vincolato della storia del cinema: The French Connection di William Friedkin del 1971, noto in italiano come Il braccio violento della legge. 5 Oscar, tra cui (non per nulla) quello al miglior montaggio.
Un inseguimento tra auto e metro
Una sequenza particolarissima, in cui un auto guidata dal protagonista Gene Hackman insegue un treno della metropolitana che corre sopra la strada su un lungo binario sopraelevato in quel di Brooklyn. Anche qui un percorso vincolato e opprimente, come le pareti del canyon artificiale della Morte nera.
Per ottenere l’effetto finale della velocità e del ritmo Friedkin ricorse a due trucchi:
- Effettuare il montaggio con il ritmo di una cover di Santana della canzone Black Magic Woman
- L’aver realizzato le riprese con una velocità rallentata a 18 fotogrammi della cinepresa, di modo da far risultare l’azione accellerata nel montaggio finale
Con l’ambizione di realizzare un montaggio serrato come quello di Friedkin si concludono la serie di ispirazioni cinematografiche per questa particolare sequenza di Guerre Stellari. E il successo del film diventerà il successo stesso della trench run. Lo stesso Lucas omaggera apertamente la trench run nel primo film della trilogia prequel. In Episodio I – La minaccia fantasma è il piccolo Anakin Skywalker a gareggiare e vincere la corsa degli sgusci nel canyon. Lucas realizza per Episodio I una sorta di incrocio tra la trench run e la gara di bighe di Ben Hur.
La trench run e lo Star Wars Canyon
Un successo quello della sequenza della trench run e la distruzione della Morte nera che non si è riverberato solo al cinema. Ma in qualche modo ha influenzato il mondo reale. Almeno in quei posti dove le trench run ci sono sempre state! Ovvero la dove i top gun, i piloti da caccia si esercitano in condizioni al limite volando a bassa quota in strette vallate o canaloni. Uno tra i più famosi è il Rainbow Canyon in California, che è stato per l’appunto ribattezzato Star Wars Canyon o Jedi Transition.
Il Rainbow Canyon, all’interno del Death Valley National Park è meta dei piloti dell’aviazione e della marina statunitense fin dagli anni Trenta, da prima della Seconda guerra mondiale. Non per nulla la base di Miramar, Naval Air Station (NAS), quella di Top Gun, è a circa 250 miglia di volo.
La particolarità del Rainbow Canyon, rispetto ad altre zone utilizzate per l’addestramento nei voli a bassa quota (come la Saline Valley nel deserto del Mojave, sempre in California) è la possibilità per gli appassionati e i fotografi (in gergo spotters) di salire sulla sommità del canyon che circonda la vallata e guardare gli aerei, letteralmente, dall’alto in basso. Ecco perché quel luogo dove i caccia che volano tra le pareti del canyon è diventato noto come Star Wars Canyon o Jedi Transition.
Il cerchio della trench run si chiude
Idealmente il cerchio della trench run si chiude allo Star Wars Canyon. Lì dove i piloti statunitensi si addestrano da più di ottant’anni. Certo Top Gun: Maverick omaggia la distruzione della Morte nera in Episodio IV. E non per nulla c’è la frase che Maverick ribadisce più volte al figlio di Goose: «Don’t think. Just do!» («Non pensare. Agisci!»). Frase che suona come il caro è vecchio Usa la forza… E a sua volta citazione del film originale, in cui il Maverick di allora ribadiva: «Lassù non hai il tempo di pensare. Se pensi sei morto».
Allo stesso modo abbiamo visto come Episodio IV fu costruito sfruttando i classici del cinema di guerra, The Dam Busters, 633 Squadron e I ponto di Toko-Ri. Sopratutto quest’ultimo fu una sorta di antesignano di Top Gun: tutto incentrato sulle missioni dei caccia dell’US Navy decollati dalle portaerei.
Vedere una vera trench run
Putroppo il Rainbow Canyon è rimasto luogo di pellegrinnagio per gli appassionati solo fino al 2019, quando un F-18 Super Hornet (sì, i caccia che si vedono in Top Gun: Maverick) ebbe un incidente in cui perse la vita il pilota e alcuni spettatori rimasero gravemente feriti. Dopo una sospensione dei voli durata quasi tre anni è oggi richiesto di mantenere una quota non così bassa, di quasi 460 metri, 1.000 ft (il canyon raggiunge i 565 metri nei punti più alti).
Anche nel Regno Unito c’è un luogo simile, in cui è possibile vedere velivoli militari volare più in basso nella vallata. Si trova in Galles ed è stato ribatezzato Mach Loop, da Machynlleth Loop, sorta di gioco di parole tra il nome della vallata, Machynlleth, e il numero di Mach che indica la velocità del suono. In perfetto stile british il ministro della difesa britannico pubblica la tabella oraria dei voli di addestramento. Nemmeno fossero i treni rapidi in partenza da King’s Cross!
Axalp: la trench run delle Forze aeree svizzere
Ma c’è un posto molto più vicino a noi dove assistere a sequenze di volo molto simili a quelle che si vedono in Top Gun: Maverick (ci sono persino “quasi” gli stessi aerei). Il profilo di volo più simile a quello di una trench run come quella vista in Topo Gun: Maverick è l’esercitazione nota come Axalp, in una “apparentemente” tranquilla vallata svizzera nel nord del paese.
In questo caso non ci saranno le famigerate “caprette che fanno ciao” della storica sigla dell’Heidi di Takhata e Miyazaki, bensì i caccia della neutralissima, ma preparatissima, aeronautica svizzera!
Un’esercitazione speciale che si differenzia dal Mach loop britannico e dallo Star Wars Canyon californiano. All’Axalp i velivoli dell’aeronautica svizzera non si limitano a volare nella vallata al di sotto degli spettatori. Ma effettuano anche esercitazioni di tiro! Lancio di flare e colpire bersagli con il cannone degli F/A-18C Hornet in servizio (il modello da cui deriva il Super Hornet visto in Top Gun: Maverick).
Insomma per chiudere il cerchio sulle spettacolari sequenze girate dal vero in Top Gun: Maverick, tra le ispirazioni vale la pena aggiungere l’Axalp.
Note:
1 – Cory Graff, The Real Aerial Battles That Inspired Star Wars – Smithsonian Magazine, Ottobre 2020
2 – Jim Smith, George Lucas, Virgin Books, 2003, p.77
Saggista e divulgatore, pare alla fine degli anni ’90 frequentasse fanzine e desse vita a cineforum dedicati all’animazione nipponica. Si diletta di animazione nipponica e gioco da tavolo con un occhio alla fantascienza televisiva e cinematografica.